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L'isola pedonale di via Dante a Milano (foto da fattori.arcani.org)

Quattordici anni fa i giornali scrivevano che Milano aveva l’area pedonale più grande d’Europa. Via Dante era appena stata chiusa al traffico e chi da San Babila arrivava a pieni in Duomo, poteva ora camminare fino al Castello Sforzesco. In mezzo alla strada, senza incontrare auto. Per fare lo stesso di Times Square, a New York ci sono voluti tredici anni in più. Esperimento riuscito. Così adesso, dieci mesi dopo, il sindaco Michael Bloomberg lancia il sogno verde di Manhattan: sfrattare le auto. Grande innovazione. Ma come realizzarla? Si potrebbero offrire, dice Bloomberg, biciclette in affitto (a Milano ci sono già da un po’), far tornare i tram (noi abbiamo 18 linee Atm su rotaia), potenziare il servizio di traghetti sull’East River (due mesi fa la sperimentazione di un battello lungo il Naviglio Grande), far pagare alle auto un ticket per entrare a Manhattan (il nostro ecopass?).

Milano batte New York, quindi. Senza però essere una città ecologica. Le politiche sulla viabilità ci sono, ma spesso sono timide. Se il bike sharing è stato un successo, perché tutti quelle esitazioni prima di installare nuove rastrelliere? E dove sono le piste ciclabili? Il battello sui Navigli è piaciuto: avrà un futuro? Nessuno lo sa. E l’ecopass: fa così paura estenderne l’area o farlo pagare a tutti? Certo, a volte i soldi da investire mancano, ma l’ultima linea del metrò è stata inaugurata nel ’90. Vent’anni sono passati prima di ricominciare a scavare sottoterra: troppi, forse.

Interventi più decisi sulla viabilità sono necessari per risolvere il problema delle polveri sottili, visto che a Milano la loro concentrazione è volata sopra soglia già più di trentacinque volte dall’inizio dell’anno. Limitare i danni agli apparati respiratori di chi vive a Milano, però, non basta. Per avere una città davvero ecologica, va pure ridotto al minimo il suo contributo al riscaldamento globale. La metà delle emissioni di anidride carbonica viene dal riscaldamento domestico. Sostituire le caldaie vecchie, passare a fonti di energia meno inquinanti del gasolio: queste alcune delle soluzioni.

Per realizzare un sogno verde, poi, il verde bisogna pure vederlo. Ci basta la fila di alberi che Renzo Piano vorrebbe piantare da piazza Duomo al Castello?

Per considerarlo realizzato, quel sogno verde, una mattina dovremmo svegliarci in una «casa passiva» che produca tutta l’energia necessaria con il fotovoltaico. E poi uscire e chiederci: «Oggi, al lavoro, ci vado in tram o in bicicletta?». Per i 5mila abitanti del quartiere di Vauban è già così. Ma loro stanno a Friburgo.

Il sobborgo di Vauban, a 3 km dal centro di Friburgo (Germania), è stato costruito secondo principi ecosostenibili (foto da http://www.leiweb.it)

A poco più di un mese dagli scontri di Rosarno tra lavoratori extracomunitari che raccoglievano arance e popolazione locale, gli animi nella cittadina calabrese si sono calmati. Però i ghetti dove gli immigrati trovano rifugio sono sparsi in tutta Italia. Uno di questi è l’ex scalo ferroviario di Porta Romana, a due passi dal centro di Milano. Ci sono stato con Daniele Belleri. Il video che abbiamo girato mostra le condizioni in cui un gruppo di profughi afghani vive nell’area abbandonata.

Il Pontile Nord di Bagnoli è stato trasformato in una passeggiata a mare grazie al progetto di bonifica dell'area ex Italsider (foto Ciengo)

Dal «mostro» dell’ex Italsider alle sirene del golfo di Pozzuoli. Grazie agli 850 metri del Pontile Nord di Bagnoli. Era un’accozzaglia di ponteggi arrugginiti dove attraccavano le imbarcazioni con le materie prime per il centro siderurgico. È diventata una delle più belle passeggiate per napoletani e turisti. Che ora non si accontenteranno più di Spaccanapoli e del Chiostro di Santa Chiara. Tutti a camminare in mezzo al mare. E verso il mare: distingui capo Miseno da Ischia. Poi ti giri a destra e il panorama di Pozzuoli ti sorprende. A sinistra c’è Nisida, un isolotto delle Flegree: è lì di fianco, quasi la tocchi. Ora guardi indietro, da dove sei arrivato? La ciminiera dell’altoforno non sputa più fumo. Ché la produzione di acciaio è terminata. Tre ragazzi fanno jogging (Quelli che… vanno a correre sul pontile nord di Bagnoli ha 93 membri, su Facebook). Per schivarli ti fai da parte e ti appoggi alla ringhiera. Nuova ed elegante. Ti affacci: i ferri che spuntano sono quelli del cemento armato di un tempo.

A riva, quello che resta dell'ex Italsider (foto da http://www.urbanmagazine.it)

L’Europa siamo noi!

La home page del blog Eurocostellazione di Giorgia Ferro

Perché parlare di Europa? Ce lo spiega Giorgia Ferro, giornalista praticante alla Scuola Walter Tobagi di Milano: «Perché, anche se a volte non ce ne rendiamo conto, la sua presenza sta diventando sempre più importante nella vita quotidiana dei cittadini. Ci siamo dentro, e allora facciamoci sentire!». Da qui nasce Eurocostellazione, con la benedizione del maestro di blog Federico Cella.

Buone le scelte grafiche: home page elegante, ordinata e leggibile con facilità. Da sfruttare meglio la classificazione dei post in categorie, al momento inesistente. Qualche link in più alle notizie a cui si fa riferimento sarebbe utile per quei lettori che, di Europa, ancora non ne sanno molto. Un po’ pochini sei post in due mesi e mezzo per «spingere i lettori a interessarsi, incuriosirsi, entusiasmarsi o indignarsi di fronte a questa nuova Europa che siamo noi, che è il nostro futuro».

E che fanno i burocrati europei per ambiente ed energia? Dai, Giorgia, dacci qualche news. Ché poi SempreVerde ti linka. E chissà che la nuova stella della classifica di BlogBabel non nasca proprio dalla tua Eurocostellazione.

Ieri mattina a Milano e Roma qualcuno ha trovato sul parabrezza del proprio Suv una «multa», perché il veicolo «consuma più delle altre automobili». A mettere  i finti verbali sono stati gli attivisti dell’associazione ambientalista «Terra!». Gli stessi che a Roma avevano addobbato con maschere antigas diverse statue minacciate dallo smog. E a Milano avevano installato simil cartelli stradali contro le auto inquinanti.

Una attivista dell'associazione ambientalista «Terra!» ha appena «multato» un Suv (foto da http://www.terraonlus.it)

Mentre il Pm10 continua a riempire l’aria della città, è nato ieri «Milano respira»: un laboratorio civico di sostenibilità urbana promosso dall’ex assessore comunale a Mobilità, Ambiente e Trasporti Edoardo Croci, dai consiglieri comunali Enrico Fedrighini e Carlo Montalbetti, dall’ex vice presidente regionale Giancarlo Morandi.

Nella settimana del balletto «domenica blocchiamo il traffico, anzi no», «Milano respira» propone di trasformare l’Ecopass in una congestion charge, ovvero un pedaggio per tutti i veicoli, con l’esclusione solo di quelli strettamente ecologici. Spazio anche per la provocazione del professor Luigi Allegra, pneumologo e ordinario alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi: raid notturni di canadair che con l’acqua spingano a terra le polveri sottili. Perché anche il lavaggio delle strade è importante per battere lo smog.

di Luigi Franco (da MM del 27 gennaio 2009)

Il centro di Gaggiano, sulla sponda del Naviglio Grande (foto da http://www.naviglilombardi.it)

La navigazione sulle vie d’acqua milanesi è gestita da Navigli Lombardi, una società consortile di cui fanno parte la Regione Lombardia, le Province e i Comuni di Milano e Pavia e una quarantina di Comuni rivieraschi. Ecco qualche idea per i turisti.

Itinerario delle conche, alla scoperta di Milano. Dalla chiesa di san Cristoforo sul Naviglio Grande, fino alla prima chiusa sul Pavese, la Conchetta, di cui si può ammirare il funzionamento. Periodo: aprile-settembre, dicembre-gennaio. Durata: 55 minuti.

Itinerario dei fontanili e degli aironi di Milano, alla scoperta del Parco Agricolo Sud. Sul Naviglio Grande, dalla Darsena a Gaggiano. Dove si scende dal battello per una gita in bicicletta o in carrozza e per il pranzo in un agriturismo. Periodo: aprile-settembre. Durata: 9 ore.

Itinerario delle delizie, alla scoperta delle ville patrizie. Da Cassinetta di Lugagnano a Castelletto di Cuggiono, lungo un tratto di Naviglio Grande su cui sorgono diverse residenze dei nobili milanesi di un tempo. Periodo: aprile-settembre. Durata: 9 ore, più gli spostamenti in pullman da Milano.

Itinerario dell’ecomuseo, alla scoperta di Crespi d’Adda. Da Concesa di Trezzo a Vaprio d’Adda lungo il Naviglio Martesana, all’interno del territorio dell’Ecomuseo Adda di Leonardo. È compresa una gita in bicicletta o in carrozza al Villaggio Crespi. Periodo: aprile-settembre. Durata: 8 ore, più gli spostamenti in pullman da Milano.

Per altre informazioni e prenotazioni telefonare allo 02 33227336.

di Luigi Franco (da MM del 27 gennaio 2009)

L'architetto Stefano Boeri, 53 anni, docente di Progettazione urbanistica al Politecnico di Milano e direttore del mensile Abitare (foto da http://www.repubblica.it)

«Il tema dell’acqua sarà centrale per Expo 2015. Anche se il canale che avrebbe dovuto collegare la Darsena con il sito di Rho-Pero non si farà più». Stefano Boeri, 53 anni, docente di Progettazione urbanistica al Politecnico di Milano e direttore del mensile Abitare, è uno degli architetti che hanno lavorato al progetto per l’esposizione universale.

Come mai l’amministrazione comunale ha deciso di abbandonare l’idea di una via d’acqua?

«Il percorso dal centro di Milano alla sede dell’Expo è in salita. I costi per costruire il nuovo canale sarebbero molto alti: potrebbero arrivare anche a 400 milioni di euro».

Il tema dell’acqua rimarrà centrale. In che senso?

«Fiumi, canali e laghetti già caratterizzano i parchi milanesi: il Lambro, il Forlanini, il Parco delle Cave. Poi, le cascine: anche quelle all’interno del territorio comunale sono spesso raggruppate attorno a corsi d’acqua e fontanili. Il progetto con cui verranno recuperate in vista dell’Expo, valorizzerà anche l’elemento acqua: sistemare le cascine vuol dire ricreare la loro contiguità fisica con i canali. E ricostruire la memoria storica della città».

I Navigli avranno qualche vantaggio da questa operazione?

«Alcune cascine su cui si interverrà sono proprio lungo il loro corso».

La riqualificazione delle zone attorno ai Navigli attirerà più turisti. Sarà economicamente vantaggioso sviluppare la navigazione?

«Forse sì. Ci guadagnerebbe, ad esempio, il turismo culinario. Magari con un tour tra le cascine che arrivi fino al Parco del Ticino».

E per quanto riguarda la navigazione in città c’è qualche nuovo progetto?

«Italia Nostra ne ha presentato uno per il Parco delle Cave: è prevista la creazione di un lago artificiale simile all’Idroscalo che sarebbe adatto alla navigazione interna».

Il «fiume artificiale» è già percorso dai battelli turistici. E ora si sperimenta un servizio anche per i pendolari. Ma tanti ostacoli impediscono a Milano di essere la città d’acqua di un tempo

di Luigi Franco (da MM del 27 gennaio 2010)

Uno dei battelli che hanno navigato sul Naviglio Grande per il servizio sperimentale di trasporto pubblico promosso dalla Provincia di Milano (foto Navigli Lombardi scarl)

Il clacson suona. Luca alza la testa dal libro e guarda fuori dal finestrino: da superare non c’è la solita auto in doppia fila, ma un gruppo di canottieri che, più lenti, si fanno da parte. Lui al lavoro ci va in battello. Sul Naviglio Grande. La velocità media è di circa 10 chilometri all’ora, «5 nodi», spiega il comandante. Quanto basta per lasciare indietro chi, sulla strada di fianco, è in coda al semaforo.

Da Trezzano sul Naviglio alla Darsena, in auto, ci vogliono 45 minuti. Più il tempo per trovare parcheggio. E in barca? «Un’ora, ma così mi rilasso», risponde Luca, 41 anni. Una delle cento persone che in media hanno usato ogni giorno il servizio di trasporto pubblico su acqua, sperimentato dalla Provincia di Milano per poco più di un mese, fino al 18 gennaio scorso. «Visto che la gente ha apprezzato, daremo seguito all’iniziativa già a partire dal prossimo maggio», ha promesso l’assessore provinciale alle Infrastrutture e alla Mobilità Giovanni De Nicola. Una nuova sperimentazione che dovrebbe durare fino all’inizio di agosto.

La chiusa della Conchetta sul Naviglio Pavese (foto da http://www.flickr.com, Ambrosiana Pictures)

Navigli Lombardi, la società proprietaria dei battelli, naviga già dal 2007 sui canali milanesi per fare ammirare ai turisti il funzionamento della chiusa della Conchetta che risale agli inizi dell’Ottocento. O per una gita verso il Parco del Ticino, passando di fianco alle ville di campagna dei nobili che un tempo abitavano in città. Ma stavolta è diverso: i Navigli potrebbero essere di nuovo utilizzati per andare al lavoro. E magari anche per trasportare le merci. Come in passato. «Nell’Ottocento si andava a comprare l’insalata in barca, fino al Duomo, dove c’era il verziere», ricorda Raffaele Pugliese, docente di Composizione architettonica e urbana al Politecnico e presidente del Comitato scientifico di Navigli Lombardi. «E Milano era il primo porto in Italia per tonnellaggio, visto che sulle imbarcazioni erano caricate merci pesanti, come la sabbia per le costruzioni». Poi, negli anni ‘30, la cerchia interna fu coperta. E un trentennio dopo la Martesana fu interrata sotto via Melchiorre Gioia.

I problemi attuali di traffico e inquinamento hanno fatto tornare di moda il tema della navigabilità del «fiume» milanese. Tanto che il progetto per la candidatura a Expo 2015 prevedeva una via d’acqua che collegasse la Darsena al sito di Rho-Pero. «Questo nuovo canale non si farà, perché la sua realizzazione presenta troppe difficoltà tecniche», spiega l’ex assessore comunale a Mobilità, Ambiente e Trasporti Edoardo Croci. «Ma la “risorsa acqua” verrà valorizzata e per i Navigli è prevista una riqualificazione. Si potrebbe anche pensare a un nuovo servizio di trasporto pubblico con battelli ecologici su cui si possa caricare anche la bicicletta». Come quello che è stato proposto dall’associazione Amici dei Navigli con la collaborazione di Comune e Fondazione Cariplo: due le linee, una per pendolari lungo il Naviglio Grande, tra Corsico e la Darsena, l’altra per il tempo libero dalla Conchetta sul Pavese alla stazione di San Cristoforo sul Naviglio Grande. Il progetto prevede fermate più ravvicinate e corse più frequenti rispetto al servizio proposto dalla Provincia. E 11 imbarcazioni a energia solare: «Ma è difficile trovare i finanziamenti necessari», dice l’assessore De Nicola.

Durante la nevicata di dicembre, nessun ingorgo per chi ha scelto il battello per andare da Trezzano sul Naviglio alla Darsena (foto Navigli Lombardi scarl)

Così, per ora, non resta che aspettare la sperimentazione di maggio. Ma il presidente dell’associazione Amici dei Navigli Empio Malara non si arrende: «Va recuperata l’originaria plurifunzionalità dei Navigli, che devono essere utilizzati sia per l’irrigazione che per la navigazione. Un passo alla volta, e magari un giorno si arriverà alla riapertura della cerchia interna. L’importante è che i lavori per la nuova linea 4 del metrò non ne compromettano per sempre un eventuale recupero».

Secondo Pugliese, non è però realistico pensare di collegare di nuovo la Martesana alla Darsena attraverso il vecchio percorso, «che ormai non esiste più. Bisogna pensare a un progetto davvero realizzabile: restaurare le sponde, sostituire i ponti a raso sul Pavese, risolvere il problema delle alghe che creano problemi ai battelli. E portare a termine i lavori per rendere navigabile a fini turistici la Locarno-Milano-Venezia». Cioè l’idrovia che attraverso Lago Maggiore, Ticino e Po collegherebbe la città svizzera all’Adriatico. Con una deviazione per Milano, proprio grazie ai Navigli. Quello Grande è già tutto navigabile, anche se l’elevata pendenza nel tratto tra Abbiategrasso a Turbigo fa sì che contro corrente siano necessari motori piuttosto potenti. Il Naviglio Pavese è invece più piatto, grazie alle conche che permettono di superare il dislivello tra un tratto del canale e l’altro. Ma rallentano il passaggio delle imbarcazioni, per il tempo necessario a superare ognuna di esse. Altri ostacoli alla navigazione sono poi le due asciutte: in autunno e alla fine dell’inverno, quando i campi non devono essere irrigati, si riduce il livello delle acque, per consentire la manutenzione dei canali.

Qualche difficoltà c’è, ma Pugliese ha fiducia che in futuro la navigazione possa diventare una risorsa. «Investire su questo nuovo mezzo di trasporto potrebbe pure diventare economicamente conveniente in futuro. Prima però bisogna realizzare nell’area dei Navigli piste ciclabili, recuperare tutte le ville patrizie, creare percorsi verdi tra i parchi. E il Piano territoriale d’area, appena approvato dalla Giunta regionale, sembra andare in questa direzione», dice il professore. «La bellezza dei luoghi porta attività ad alto valore aggiunto: il sistema Navigli potrebbe diventare un’infrastruttura della conoscenza, che colleghi tra loro le imprese innovative e le università della Lombardia».

In attesa che la piena navigabilità sia recuperata, qualcuno ha già iniziato a godersi la ritrovata balneabilità. Nel 2009, è rinato il Cimento invernale: cento persone hanno sfidato il gelo e si sono tuffate nel Naviglio Grande, a quasi mezzo secolo dall’ultima edizione. Quest’anno l’appuntamento è per il 31 gennaio. Tutti a fare due bracciate. Prima che a riempire le acque siano i battelli.

Recuperare gli edifici non utilizzati. Se è il caso, demolire e ricostruire. Senza l’aggiunta di nuovi palazzi. «Rottamare la città. Per un futuro più vivibile» è il titolo del numero de L’Europeo in edicola questo mese, dedicato a un’urbanistica ispirata a essenzialità e recupero del territorio, con un occhio alla salvaguardia dell’ambiemte. Ne hanno discusso, alla presentazione del numero, il direttore del mensile Daniele Protti, il presidente di Rcs MediaGroup Piergaetano Marchetti, il critico d’arte Gillo Dorfles, il direttore scientifico dello Ied Aldo Colonetti e l’architetto Stefano Boeri. Qui si può ascoltare la registrazione di Radio Radicale.

Oltre agli articoli disponibili on line, segnalo «Friburgo, il sole in testa» di Salvatore Giannella: un racconto di come la città tedesca è diventata pioniera nelle energie rinnovabili ed è riuscita a coniugare ecologia e affari, grazie all’utilizzo della fonte solare.

Nelle ultime pagine del periodico sono descritti i progetti sul tema «Il futuro della città: l’ambiente. Aria nuova in città», che si sono contesi il premio Mini Design Award.