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Posts Tagged ‘Expo 2015’

di Luigi Franco (da MM del 27 gennaio 2009)

L'architetto Stefano Boeri, 53 anni, docente di Progettazione urbanistica al Politecnico di Milano e direttore del mensile Abitare (foto da http://www.repubblica.it)

«Il tema dell’acqua sarà centrale per Expo 2015. Anche se il canale che avrebbe dovuto collegare la Darsena con il sito di Rho-Pero non si farà più». Stefano Boeri, 53 anni, docente di Progettazione urbanistica al Politecnico di Milano e direttore del mensile Abitare, è uno degli architetti che hanno lavorato al progetto per l’esposizione universale.

Come mai l’amministrazione comunale ha deciso di abbandonare l’idea di una via d’acqua?

«Il percorso dal centro di Milano alla sede dell’Expo è in salita. I costi per costruire il nuovo canale sarebbero molto alti: potrebbero arrivare anche a 400 milioni di euro».

Il tema dell’acqua rimarrà centrale. In che senso?

«Fiumi, canali e laghetti già caratterizzano i parchi milanesi: il Lambro, il Forlanini, il Parco delle Cave. Poi, le cascine: anche quelle all’interno del territorio comunale sono spesso raggruppate attorno a corsi d’acqua e fontanili. Il progetto con cui verranno recuperate in vista dell’Expo, valorizzerà anche l’elemento acqua: sistemare le cascine vuol dire ricreare la loro contiguità fisica con i canali. E ricostruire la memoria storica della città».

I Navigli avranno qualche vantaggio da questa operazione?

«Alcune cascine su cui si interverrà sono proprio lungo il loro corso».

La riqualificazione delle zone attorno ai Navigli attirerà più turisti. Sarà economicamente vantaggioso sviluppare la navigazione?

«Forse sì. Ci guadagnerebbe, ad esempio, il turismo culinario. Magari con un tour tra le cascine che arrivi fino al Parco del Ticino».

E per quanto riguarda la navigazione in città c’è qualche nuovo progetto?

«Italia Nostra ne ha presentato uno per il Parco delle Cave: è prevista la creazione di un lago artificiale simile all’Idroscalo che sarebbe adatto alla navigazione interna».

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Il «fiume artificiale» è già percorso dai battelli turistici. E ora si sperimenta un servizio anche per i pendolari. Ma tanti ostacoli impediscono a Milano di essere la città d’acqua di un tempo

di Luigi Franco (da MM del 27 gennaio 2010)

Uno dei battelli che hanno navigato sul Naviglio Grande per il servizio sperimentale di trasporto pubblico promosso dalla Provincia di Milano (foto Navigli Lombardi scarl)

Il clacson suona. Luca alza la testa dal libro e guarda fuori dal finestrino: da superare non c’è la solita auto in doppia fila, ma un gruppo di canottieri che, più lenti, si fanno da parte. Lui al lavoro ci va in battello. Sul Naviglio Grande. La velocità media è di circa 10 chilometri all’ora, «5 nodi», spiega il comandante. Quanto basta per lasciare indietro chi, sulla strada di fianco, è in coda al semaforo.

Da Trezzano sul Naviglio alla Darsena, in auto, ci vogliono 45 minuti. Più il tempo per trovare parcheggio. E in barca? «Un’ora, ma così mi rilasso», risponde Luca, 41 anni. Una delle cento persone che in media hanno usato ogni giorno il servizio di trasporto pubblico su acqua, sperimentato dalla Provincia di Milano per poco più di un mese, fino al 18 gennaio scorso. «Visto che la gente ha apprezzato, daremo seguito all’iniziativa già a partire dal prossimo maggio», ha promesso l’assessore provinciale alle Infrastrutture e alla Mobilità Giovanni De Nicola. Una nuova sperimentazione che dovrebbe durare fino all’inizio di agosto.

La chiusa della Conchetta sul Naviglio Pavese (foto da http://www.flickr.com, Ambrosiana Pictures)

Navigli Lombardi, la società proprietaria dei battelli, naviga già dal 2007 sui canali milanesi per fare ammirare ai turisti il funzionamento della chiusa della Conchetta che risale agli inizi dell’Ottocento. O per una gita verso il Parco del Ticino, passando di fianco alle ville di campagna dei nobili che un tempo abitavano in città. Ma stavolta è diverso: i Navigli potrebbero essere di nuovo utilizzati per andare al lavoro. E magari anche per trasportare le merci. Come in passato. «Nell’Ottocento si andava a comprare l’insalata in barca, fino al Duomo, dove c’era il verziere», ricorda Raffaele Pugliese, docente di Composizione architettonica e urbana al Politecnico e presidente del Comitato scientifico di Navigli Lombardi. «E Milano era il primo porto in Italia per tonnellaggio, visto che sulle imbarcazioni erano caricate merci pesanti, come la sabbia per le costruzioni». Poi, negli anni ‘30, la cerchia interna fu coperta. E un trentennio dopo la Martesana fu interrata sotto via Melchiorre Gioia.

I problemi attuali di traffico e inquinamento hanno fatto tornare di moda il tema della navigabilità del «fiume» milanese. Tanto che il progetto per la candidatura a Expo 2015 prevedeva una via d’acqua che collegasse la Darsena al sito di Rho-Pero. «Questo nuovo canale non si farà, perché la sua realizzazione presenta troppe difficoltà tecniche», spiega l’ex assessore comunale a Mobilità, Ambiente e Trasporti Edoardo Croci. «Ma la “risorsa acqua” verrà valorizzata e per i Navigli è prevista una riqualificazione. Si potrebbe anche pensare a un nuovo servizio di trasporto pubblico con battelli ecologici su cui si possa caricare anche la bicicletta». Come quello che è stato proposto dall’associazione Amici dei Navigli con la collaborazione di Comune e Fondazione Cariplo: due le linee, una per pendolari lungo il Naviglio Grande, tra Corsico e la Darsena, l’altra per il tempo libero dalla Conchetta sul Pavese alla stazione di San Cristoforo sul Naviglio Grande. Il progetto prevede fermate più ravvicinate e corse più frequenti rispetto al servizio proposto dalla Provincia. E 11 imbarcazioni a energia solare: «Ma è difficile trovare i finanziamenti necessari», dice l’assessore De Nicola.

Durante la nevicata di dicembre, nessun ingorgo per chi ha scelto il battello per andare da Trezzano sul Naviglio alla Darsena (foto Navigli Lombardi scarl)

Così, per ora, non resta che aspettare la sperimentazione di maggio. Ma il presidente dell’associazione Amici dei Navigli Empio Malara non si arrende: «Va recuperata l’originaria plurifunzionalità dei Navigli, che devono essere utilizzati sia per l’irrigazione che per la navigazione. Un passo alla volta, e magari un giorno si arriverà alla riapertura della cerchia interna. L’importante è che i lavori per la nuova linea 4 del metrò non ne compromettano per sempre un eventuale recupero».

Secondo Pugliese, non è però realistico pensare di collegare di nuovo la Martesana alla Darsena attraverso il vecchio percorso, «che ormai non esiste più. Bisogna pensare a un progetto davvero realizzabile: restaurare le sponde, sostituire i ponti a raso sul Pavese, risolvere il problema delle alghe che creano problemi ai battelli. E portare a termine i lavori per rendere navigabile a fini turistici la Locarno-Milano-Venezia». Cioè l’idrovia che attraverso Lago Maggiore, Ticino e Po collegherebbe la città svizzera all’Adriatico. Con una deviazione per Milano, proprio grazie ai Navigli. Quello Grande è già tutto navigabile, anche se l’elevata pendenza nel tratto tra Abbiategrasso a Turbigo fa sì che contro corrente siano necessari motori piuttosto potenti. Il Naviglio Pavese è invece più piatto, grazie alle conche che permettono di superare il dislivello tra un tratto del canale e l’altro. Ma rallentano il passaggio delle imbarcazioni, per il tempo necessario a superare ognuna di esse. Altri ostacoli alla navigazione sono poi le due asciutte: in autunno e alla fine dell’inverno, quando i campi non devono essere irrigati, si riduce il livello delle acque, per consentire la manutenzione dei canali.

Qualche difficoltà c’è, ma Pugliese ha fiducia che in futuro la navigazione possa diventare una risorsa. «Investire su questo nuovo mezzo di trasporto potrebbe pure diventare economicamente conveniente in futuro. Prima però bisogna realizzare nell’area dei Navigli piste ciclabili, recuperare tutte le ville patrizie, creare percorsi verdi tra i parchi. E il Piano territoriale d’area, appena approvato dalla Giunta regionale, sembra andare in questa direzione», dice il professore. «La bellezza dei luoghi porta attività ad alto valore aggiunto: il sistema Navigli potrebbe diventare un’infrastruttura della conoscenza, che colleghi tra loro le imprese innovative e le università della Lombardia».

In attesa che la piena navigabilità sia recuperata, qualcuno ha già iniziato a godersi la ritrovata balneabilità. Nel 2009, è rinato il Cimento invernale: cento persone hanno sfidato il gelo e si sono tuffate nel Naviglio Grande, a quasi mezzo secolo dall’ultima edizione. Quest’anno l’appuntamento è per il 31 gennaio. Tutti a fare due bracciate. Prima che a riempire le acque siano i battelli.

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